La band di Seattle torna alle sue radici rock per il nuovo album Backspacer
Toronto Sun | 24 agosto 2009
By JASON MACNEIL, SPECIAL TO SUN MEDIA
Traduzione a cura di Irene
Quando i Pearl Jam, il longevo gruppo rock di Seattle, ha iniziato a lavorare al nono album in studio, l’idea era di cancellare ogni eccesso sonoro che compariva in alcuni dei loro lavori precedenti.
Perciò, sembra piuttosto appropriato che la band abbia scelto Backspacer come titolo dell’album.
“Sostanzialmente penso che volevamo che fosse molto concentrato” dice il chitarrista Stone Gossard nel backstage – insieme al chitarrista Mike McCready – prima di un concerto a Toronto venerdì scorso. “Se una canzone o una traccia non si sviluppava nel modo giusto allora ci dicevamo “sbarazziamocene”. Abbiamo lavorato nel modo giusto su questi pezzi, sono freschi e up-tempo e senza troppi ripensamenti.”
Backspacer, nei negozi dal 20 settembre, ha 11 brani e una durata di 36 minuti, 10 minuti meno del loro album più corto, Vs., del 1993. Gossard dice anche che McCready, il batterista Matt Cameron, il bassista Jeff Ament e lui stesso hanno lavorato all’album mentre Eddie Vedder era impegnato lo scorso anno nel suo tour solista legato alla colonna sonora di Into the Wild.
“Con questo album, la band ha avuto il totale controllo in partenza. Ed non era coinvolto,” dice. “Abbiamo messo insieme le nostre canzoni e abbiamo ottenuto la base del disco, la sua spina dorsale. Poi è arrivato Ed e l’album ha iniziato a trasformarsi. Noi abbiamo portato la fiaccola e l’abbiamo passata a Ed e lui ha riempito il tutto. Una volta immerso nelle canzoni, ha trovato il modo di completarle e noi avevamo fiducia in questo suo lavoro”.
Prodotto da Brendan O’Brien, le prime recensioni di Backspacer hanno girato un po’ intorno al termine “New Wave”. Ma non vi aspettate che da un momento all’altro i Pearl Jam indossino cravatte sottili e che sostituiscano le chitarre con i sintetizzatori. Da pezzi rock frizzanti e vigorosi come Supersonic e Got Some a più amp, ben sviluppati inni come Amongst the Waves e Unthought Known, l’album è decisamente solido dall’inizio alla fine.
Come pezzi preferiti, McCready dice che la sua scelta è Just Breathe, uno dei due pezzi acustici di Vedder.
“Io penso che le armonie di Ed quando arriva al ritornello sono così toccanti e fenomenali e commoventi che mi emozionano profondamente ogni volta che le sento,” dice. “E’ una bellissima canzone d’amore”.
Gossard invece sceglie The End, l’altro brano nello stile simile.
“Penso che The End sia una delle più grandi canzoni mai scritte: incredibile poesia, semplicità della struttura e arpeggi” dice. “E il modo in cui la sua voce va così vicino allo spezzarsi ma non lo fa. Penso sia fantastico che Ed abbia voluto fare una cosa del genere anche con la band. E’ stata una grande opportunità per la nostra band lavorare a questa cosa insieme piuttosto che in maniera separata”.
Finora nel loro attuale tour, i Pearl Jam hanno suonato solo una manciata di pezzi di Backspacer, incluso il singolo The Fixer. McCready dice che altro materiale nuovo apparirà in concerto dopo la pubblicazione ufficiale dell’album.
“Penso che suonare le canzoni nuove sia una gioia” dice. “E’ stimolante per noi come musicisti perché si tratta di arte nuova e possiamo vedere come reagiscono le persone. Le novità sono sempre eccitanti, io ne voglio suonare di più”.
Ma non aspettatevi che i Pearl Jam saranno in giro on the road per mesi per promuovere il disco. Gossard dice che continueranno a fare tour, ma gli piacerebbe “fare dischi e tour in quantità più piccole nei prossimi 20 anni”.
Questo va contro la natura della tradizionale industria musicale, ma non è una novità per questi ragazzi.
“C’è una vera energia collettiva che si è costruita negli anni” dice Gossard. “Tantissime volte le persone ci hanno detto “vi fotterete la carriera”. Ogni cosa che ci dicevano sarebbe stata la nostra fine, ha finito per essere qualcosa che ci ha fatto crescere e guadagnare il rispetto delle persone”.