La recensione dell’imperdibile autobiografia di Mark Lanegan, pubblicata il 30 aprile da White Rabbit.
332 pagine consumate voracemente in circa quattro giorni.
L’unica modalità di lettura possibile per un’opera scritta con la stessa feroce onestà e intima urgenza di cui sono impastate solo le storie più vere. Perché niente di più reale potrà mai essere scritto o detto sui retroscena della scena musicale di Seattle tra la fine degli anni’80 e gli inizi dei ‘90. Non sarà possibile perché quasi tutti i principali protagonisti sono morti.
Tutti tranne uno. Quello più taciturno, che non si è mai esposto su certe vicende, perché a risvegliare i vecchi demoni si rischia di farsi del male…
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Purtroppo il libro non è al momento disponibile in italiano. Non si se ancora se qualche casa editrice acquisterà i diritti e deciderà di farlo uscire da noi, ma se avete un po’ di dimestichezza con la lingua, fatevi un regalo e provate a leggerlo – è disponibile anche in eBook – non ve ne pentirete.
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Nata nel 1980, entra nel team di pearljamonline.it nel 2007, curando in particolare la versione in inglese e la sezione testi e traduzioni. Coautrice di “Pearl Jam Evolution”, sempre alla ricerca di notizie e curiosità sulla band.
Canzone preferita: Given To Fly
Album preferito: Vitalogy
Artisti o gruppi preferiti oltre i PJ: Bruce Springsteen, U2, Mark Lanegan, Cat Power, Ramones