Testo: Daria Moretti e Luca Villa | Foto: Mathias Marchioni
Il live report con setlist, curiosità foto e video del concerto dei Pearl Jam allo Stadio Internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola di sabato 25 giugno 2022.
PEARL JAM
Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari, Imola
Sabato 25 giugno 2022
Opening Acts: Pixies, White Reaper
Setlist: Corduroy, Even Flow, Why Go, Small Town, Dance of the Clairvoyants, Quick Escape, MFC, Jeremy, Come Back, Save You, Wishlist, Do the Evolution, Seven O’Clock, Daughter/ W.M.A./ People Have the Power (Patti Smith), Given to Fly, Superblood Wolfmoon, Lukin, Porch
Encore: State of Love and Trust, Black/ Improv, Better Man/ Save It For Later (The English Beat)/ American Girl (Tom Petty), Beast of Burden (The Rolling Stones), Alive, Yellow Ledbetter
“Siamo sempre onorati di suonare in Italia, ma questa sera è la più speciale,” dice Eddie Veddder in italiano davanti alle oltre sessantamila persone davanti a lui. “Durante il Covid sognavo l’Italia, mi sembrava tutto reale. E quando mi svegliavo ero triste perché non ero lì. Quindi vi chiedo: è reale? Sono qui? Voi ci siete? Il sogno si avvera?”
A distanza di quattro anni dall’ultimo tour italiano, i Pearl Jam sono tornati nel nostro paese per la loro unica data del 2022 all’interno dell’Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola.
In due ore e mezza di spettacolo, i Pearl Jam sono riusciti a cancellare i dubbi di chi aveva notato setlist più corte rispetto a quelle del più recente passato, e a dissipare i timori legati alla loro età che avanza, ormai sempre più vicina ai sessanta (Matt Cameron li compirà tondi tondi a novembre).
Il concerto a Imola è stato infatti la piena conferma – se ce ne fosse ancora bisogno – che i Pearl Jam rimangono una delle più solide realtà del rock, grazie a una setlist che non ha risparmiato i classici senza mettere in ombra le canzoni nuove o le meno note del loro repertorio, tutto suonato con un’intensità difficile da rintracciare anche tra le (ottime) band di trentenni che ancora portano alta la bandiera del rock.
Dopo una giornata caldissima, durante la quale si sono esibiti i White Reaper e i Rolling Stones dell’indie rock, ovvero i Pixies, verso le 21:30 salgono sul palco i Pearl Jam. Senza alcuna musica di introduzione e con una scenografia ridotta all’osso e incentrata sull’impianto luci – in questo ha ricordato molto il bellissimo Binaural Tour del 2000 – il primo a salire sul palco è proprio Eddie Vedder, che già dai primi accordi di Corduroy con la sua Telecaster manda in visibilio tutto il pubblico.
Seguono senza pause i classici Even Flow, Why Go e Small Town, che scaldano gli animi degli oltre sessanta mila fan giunti da ogni parte del mondo e preprarano il terreno per le nuove Dance of the Clairvoyants e Quick Escape – tratte da Gigaton, il loro disco più recente uscito a marzo 2020 – che convincono e sorprendono per quanto riescono ad amalgamarsi con le canzoni più note.
Siamo in Italia, quindi è d’obbligo ricordare l’epoca in cui Vedder scorrazzava con i suoi amici italiani per i colli romani a bordo di piccole auto “ascoltando i Pixies, ma anche gli U2”, momenti che hanno ispirato – la storia è ben nota – il brano MFC nel 1998, che qui viene dedicato proprio agli amici di vecchia data. Prima del pezzo tratto da Yield, Vedder ringrazia anche gli opening act della serata, i White Reaper, e i leggendari Pixies.
Dopo una memorabile performance di Jeremy, con Jeff Ament che si merita gli applausi di tutto il pubblico, Eddie si fa serio e parla di un fan, Luca Di Stefano, che ha recentemente perso suo fratello. “Era il mio eroe”, dice Vedder citando le parole di Luca, e prosegue, visibilmente toccato per aver vissuto un’esperienza simile solo pochi anni fa (nel 2016 ha perso il fratellastro Chris Mueller in un tragico incidente in Sud Africa): “Il dolore non passerà, l’unica cosa che possiamo fare è celebrare il tempo che ha passato con noi”, aggiunge Eddie dedicando a Di Stefano e a suo fratello Andrea una struggente versione di Come Back, il primo pezzo lento in una setlist fino a questo momento davvero serrata.
Se Save You è il pezzo che nessuno si sarebbe aspettato di sentire a Imola, tratto tra l’altro da uno dei dischi più sottovalutati (Riot Act), Wishlist è arcinota e viene suonata per una fan americana, Brittany, che ha assistito a oltre 40 concerti del gruppo. Tra il pubblico c’è anche il fratellastro della moglie di Vedder, Dylan McCormick, militare di stanza ad Aviano che Eddie saluta con un brindisi dalla sua bottiglia di Barolo Riserva Batasiolo.
Non mancano, come già accaduto tante volte nel passato, momenti in cui la musica passa in secondo piano rispetto alla sicurezza del pubblico. Più volte il concerto viene interrotto per sincerarsi che vada tutto bene – succede ad esempio durante l’emozionate Seven O’Clock, spezzando un po’ il pathos del brano – oppure quando Vedder decide di far salire a bordo palco un fan in prima fila (Massimiliano Leccese) insieme a sua figlia Emma di 10 anni, che aveva sorretto fino a quel momento un cartello con la scritta “Sono Emma, ho 10 anni e amo Do The Evolution”. “Mi sento più tranquillo a sapervi qui con noi sul palco”, dice Ed.
Prima di Daughter, Eddie non può fare a meno di accennare all’attualità commentando la notizia che ha fatto il giro del mondo, la discussa sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti d’America che proprio il giorno prima del concerto di Imola ha revocato la sentenza Roe v. Wade del 1973 che sanciva il diritto costituzionale all’aborto: “Ci sono cinquantacinque paesi al mondo che garantiscono alle donne il diritto di controllare il proprio corpo e il proprio futuro, e da oggi gli Stati Uniti d’America non sono più tra quei paesi. Avere un bambino è una bellissima cosa, ma ci devono essere scelta, amore, e una donna deve poter decidere se vuole crescere un figlio o no. E non dimentichiamolo, il 100% delle gravidanze indesiderate è responsabilità degli uomini“. Per sottolineare il concetto, nell’outro di Daughter Eddie canta alcuni versi di W.M.A. e dell’anthem di Patti Smith, People Have the Power.
La sinergia tra i membri del gruppo è evidente con un Mike McCready sempre in prima linea, Jeff Ament e Matt Cameron che non sbagliano un colpo e Stone Gossard artefice del groove del suono.
Siamo all’autodromo intitolato a Enzo e Dino Ferrari, la location ideale per Eddie per raccontare la sua personale esperienza con la Rossa (chi era a Trieste nel 2014 ricorderà lo stesso aneddoto, un po’ meno romanzato), introducendo Given to Fly: “Sapete, ho guidato una Ferrari solo una volta in vita mia. Lavoravo come guardia notturna in un hotel molto bello a San Diego. Vivevo in un appartamento di merda ma lavoravo in un hotel davvero bello, e a volte i clienti facoltosi venivano lì a parcheggiare le loro belle macchine. E alle tre del mattino, quando non c’era nessuno durante il turno di notte, avevo a disposizione le chiavi di tutte le macchine parcheggiate. Così una notte sono salito su una Ferrari, l’ho accesa e appena ho sentito il rombo del motore mi sono spaventato a morte, quindi l’ho spenta e mi sembrava quasi di sentire Dio che mi diceva ‘questa è davvero una stupida decisione del cazzo Ed, davvero una stupida decisione del cazzo, hai 19-20 anni e se succede qualcosa a questa cazzo di macchina sarà la fine della tua vita, non sarai mai in grado di ripagarla finché non avrai 60 anni lavorando a salario minimo’ – così l’ho riaccesa e sono andato a farmi un giro in questo posto che si chiama La Jolla, in California. Ho guidato fino al lungomare e c’erano le palme lungo la strada e sfrecciando di fianco a loro sentivo ‘ziing… ziing… ziing’ ed era una figata pazzesca! E sapete una cosa? Ho fatto una delle più stupide cazzate da testa di cazzo, ma il giorno dopo ho realizzato che quella era l’unica possibilità che avrei mai avuto di guidare una cazzo di Ferrari, quindi lo dovevo fare, volevo sapere, dovevo sapere cosa si provava. E oggi, 35 anni dopo, abbiamo le chiavi di tutto il dannato autodromo della Ferrari, che ve ne pare?”.
La nuova Superblood Wolfmoon – che dal vivo non riesce a convincere del tutto – la scheggia punk Lukin e Porch chiudono il main set dopo quasi due ore.
Il gruppo si prende una pausa ma dopo pochi minuti Vedder è già sul palco a presentare State of Love and Trust: “La prima volta che abbiamo suonato a Milano ce la ricordiamo bene, è stato 30 anni e 4 mesi fa, in un posto piccolissimo. La gente era impazzita, saltava dagli amplificatori. Anche quella sera abbiamo suonato questa canzone”.
Non può mancare una delle canzoni più amate e conosciute, Black, impreziosita dal verso finale improvvisato e quasi sussurrato da Eddie (“Devo sognare, dobbiamo sognare, non svegliarci, non svegliarmi”) e da uno straordinario lavoro chitarristico di Mike McCready, vero mattatore della serata.
Dalla potente Better Man, che include citazioni di American Girl di Tom Petty e Beast of Burden dei Rolling Stones, si arriva ad Alive, che da anthem della Generazione X diventa un rito collettivo, una celebrazione al sentirsi ed essere ancora vivi, soprattutto dopo questi anni di pandemia che ci stiamo lasciando, speriamo definitivamente, alle spalle.
Prima del finale Eddie ringrazia anche i due turnisti del gruppo, Kenneth “Boom” Gaspar e il nuovo arrivato Josh Klinghoffer, chitarrista dei Red Hot Chili Peppers fino al 2019 e ora entrato in pianta stabile nei Pearl Jam come touring member.
Yellow Ledbetter è il meritato saluto al pubblico italiano, che chiude uno dei concerti più importanti suonati dai Pearl Jam nel nostro paese.
“Stasera non abbiamo suonato per voi, voi avete suonato con noi. Questo è meglio del sogno”, dice Vedder, suggellando quello stato di amore e fiducia tra il gruppo e il suo pubblico italiano, nato 30 anni e 4 mesi fa al Sorpasso di Milano e che proprio a Imola ha celebrato forse il suo momento più alto.
Dal 22 luglio 2022 è disponibile sullo shop del sito ufficiale dei Pearl Jam il bootleg ufficiale del concerto che la band ha suonato sabato 25 giugno all’Autodromo Internazionale Enzo e Dino Ferrari.
Da Even Flow a Come Back, da Save You a State of Love and Trust – in questo bootleg troverete tutte le canzoni che avete amato durante l’unica data che il gruppo ha suonato in Italia nel 2022.
Il bootleg è disponibile in doppio CD e in diversi formati digitali (ALAC, ALAC-HD, MP3, FLAC e FLAC-HD) a questo link.
La galleria fotografica di Carlo Vergani, contenente oltre 40 scatti in esclusiva per il nostro sito, è invece disponibile qui. Qui sotto invece potete guardare la video recensione flash curata da Luca Villa del bootleg ufficiale del concerto.