Tratto dal libro “U2 At the End of the World”
di Bill Flanagan (1993)
Grazie per la traduzione ad Angpo
(p. 272-276)
Sull’autostrada per il concerto degli U2 a Verona, l’autista del bus del gruppo si ferma davanti alla transenna di legno che la polizia ha piazzato di fronte al casello dell’autostrada per controllare il traffico per il concerto, mette la testa fuori dal finestrino, e grida, scambia insulti e gesti con i poliziotti locali, che finalmente spostano la barriera e ci lasciano passare. Quando arriviamo alla barriera successiva tutta la trafila viene ripetuta. Questo continua ad intervalli regolari fino allo stadio. Mentre viaggiamo paralleli alla coda sull’autostrada vediamo che molta gente ha parcheggiato la macchina sul ciglio della strada, l’ha chiusa e l’ha lasciata li, un approccio alla Watkins Glen al problema di andare ai concerti, abbastanza inusuale su una strada principale in una grande città. Ma siamo in Italia, dove è più facile chiedere scusa che il permesso.
E’ il pomeriggo del 3 Luglio. Fa molto caldo a Verona. La gente nello stadio indossa il minor numero possibile di vestiti. Sul palco i Pearl Jam, che con il loro primo album sono diventati molto famosi in America, stanno cercando di creare un collegamento con una grossa parte del pubblico che non sa chi siano. Eddi Vedder, il passionale cantante, è deciso a non andare al tappeto senza lottare. Sta dicendo alla folla “questo è un posto molto grosso per una cosa così piccola come la musica. Non vedo l’ora di tornare e suonare in un posto dove possa vedervi”
Il gruppo poi suona una nuova canzone, Daughter, un ritmo lento con un testo molto potente – “lei tiene la mano che la schiaccia” – che come molte delle canzoni di Vedder sembra parlare del dolore che i bambini patiscono dalle mani di genitori incompetenti o inconsapevoli. Non significa nulla per la maggior parte del pubblico, che chiacchiera, ride e beve, ma chiaramente significa molto per Eddie. Quando ha finito, si mette su bordo del palco guardando la folla disinteressata e canta sommessamente i primi versi di “I will Follow”. E’ difficile dire se stia irridendo il pubblico che aspetta impazientemente gli U2 o se stia cercando di creare un legame. Per molto versi Vedder sembra un fan che è riuscito a salire sul palco degli U2 per errore e che vuole sapere cosa si prova a cantare le loro canzoni da lassù. Dietro di lui il gruppo comincia a suonare una versione molto lenta di “Sympathy for the Devil” e Vedder cambia le parole per renderle adatte alla situazione: “Sono arrivato qui attraverso 29 stadi.” Alza una maschera del diavolo e la folla è abbastanza divertita. Vedder si mette la maschera da diavolo e poi quella da mosca. Mi chiedo se stia prendendo in giro Bono – (il diabolico mephisto e la Mosca).
“Ho una domanda,” dice Vedder dolcemente, togliendosi la maschera. “Come dite 1-2-3-4?” e con questo i Pearl Jam entrano in una versione urlata di “Rockin’ in the Free World.” Vedder corre sul secondo palco degli U2 e si tuffa giù tra la parte della folla che sta pogando. Non penso che Verona avesse mai visto un tuffo dal palco prima. La folla, nella sua gran maggioranza, è piuttosto disinteressata, ma la gente di fronte al palco dà i numeri. Vedo Vedder rimbalzare sulle braccia della folla, poi sparire sotto, poi risaltare fuori, come un nuotatore che lotta con la risacca. Finalmente risale sul palco, con i vestiti ridotti a brandelli. Ha creato il suo collegamento con il pubblico con lo stesso tipo di sconsideratezza che 10 anni prima aveva quasi fatto cacciare Bono dagli U2.
I Pearl Jam, come i loro rivali di Seattle, i Nirvana, hanno dominato l’immaginario del rock americano nell’ultimo anno e mezzo, gli U2 sono stati cauti sul grunge, il nome che i media hanno dato alla musica di queste band, una specie di rock post-mainstream influenzato sia dal punk che dall’heavy metal, i poli opposti della cultura rock degli anni ’70. Sia i Pearl Jam che i Nirvana tendono a testi sulla rabbia inarticolata dei ragazzini che crescono sentendosi abbandonati e abusati. Lo spietato critico Elvis Costello chiama questo stile musica da ”Mamma, me la sono fatta addosso ancora.” I Nirvana lavorano duro per essere alternativi, in contrasto con il talento melodico alla Beatles di Kurt Cobain. I Pearl Jam sono molto più aperti nel riconoscere il loro debito verso il rock mainstream, come dimostrano le rapide evocazioni di Vedder degli U2, Rolling Stones e Neil Young.
Gli U2 hanno vagamente sostenuto il nuovo movimento, anche se non è difficile capire il sottile risentimento di Bono e compagni visto che i gruppi di Seattle, che essenzialmente ricreano gli stili degli anni ’70, sono esaltati dalla critica come innovatori, mentre gli U2 che hanno lavorato cosi duramente sui loro ultimi 2 album per portare il rock in nuovi territori, sono spesso confusi con le affermate star contro le quali i gruppi grunge si ribellano.
Nelle mie conversazioni con loro, sia Bono che The Edge hanno manifestato entusiasmo per il pop sperimentale dei Nine Inch Nails, mentre mantengono una sorta di educato scetticismo nei confronti dei gruppi di Seattle. Bono ripete spesso che i ragazzini neri e poveri non hanno difficoltà a stare sulla cresta dell’onda della tecnologia e dell’arte, inventandosi modi di fare un nuovo tipo di musica con computer e sintetizzatori, abbandonando uno stile per innovarne un altro, mentre i ragazzi bianchi della classe media continuano a rigurgitare gli stessi piatti musicali e pensano di aver inventato la lampadina.
David Grohl, il batterista dei Nirvana, venne ad uno show degli U2 durante la prima parte dello Zoo TV tour, per salutare i supporter, i Pixies. Bono lo invitò per una chiacchierata. Bono imita Grohl che mastica una cicca e dice “Hey, nulla contro di te, ma non capisco perché i Pixies facciano questo.” Bono chiese se Grohl non pensasse che i Pixies fossero stati coraggiosi ad aprire per gli U2 negli stadi. Ma Grohl non era d’accordo. “Noi non suoneremo mai in posti grossi,” disse dei Nirvana. “Siamo solo un gruppo punk. Tutto questo successo è stato un colpo di fortuna. Domani potrei essere da qualche altra parte.”
Bono gli disse di mai dire mai: ”Non sai quello che vorrai fare tra 5 o 10 anni. Era tutto così nuovo anche per noi, abbiamo dovuto imparare anche noi. Perché rinchiuderti in un angolo?”
“Nah,” disse Grohl. “Siamo soltanto un gruppo punk.” La cosa successiva che Bono sentì fu che Grohl disse al NME che Bono aveva cercato di convincere i Nirvana a cambiare, ma loro non l’avrebbero fatto. “Sicuramente non la mente del gruppo,” ribatte Bono.
“Recentemente li ho visti in TV. Ora suonano in posti grandi. E l’intervistatore ha detto ‘L’anno scorso mi avete detto che non l’avreste mai fatto,’ e Kurt ha detto ‘ho cambiato idea’.” Bono ride. “Vedi, è il dono che ha Kurt, che ha Sinead (O’Connor). Di dichiarare una cosa un giorno e il giorno successivo annunciare l’esatto contrario con completa indifferenza. Penso che Eddie Vedder sia un po’ più onesto riguardo a questo. Si ricorda quello che ha detto il giorno prima. E’ un ragazzo pieno di sentimenti, e questo gli crea dei problemi. Parla spesso di come voglia suonare solo nei club.” Bono pensa un attimo e poi aggiunge, “Ma ora non sta suonando nei club, vero?“
Quello che vuole davvero, dico io, è di essere così felice ed eccitato come quando suonava nei club, quando aveva appena lasciato il lavoro alla stazione di servizio per unirsi ai Pearl Jam e si ritrovò improvvisamente a suonare nei locali e il pubblico lo adorava e le compagnie discografiche si interessavano. E’ questo che gli manca veramente – non i club, ma la felicità.
“E’ una cosa terribile,“ dice Bono, “raggiungere qualcosa prima che tu lo desideri. Noi siamo stati fortunati. In generale desideravamo qualcosa prima di ottenerlo. Ma d’altra parte ottenere tutto quello che vuoi ti fotte il cervello.”
“Piuttosto di ottenere quello di cui hai bisogno,” aggiunge The Edge.
Comunque, tutto questo Noi contro di Loro, spinto dai media, Mainstream contro Underground, Nuovo contro Vecchio, sono frutto del salto generazionale della guerra fredda. Le polarità culturali erano molto importanti per la generazione della seconda guerra mondiale e per i loro discendenti del boom demografico, che nella loro maturità sono diventati l’immagine speculare dei loro genitori. Una delle cose che la generazione del boom demografico non riesce a capire è che la generazione successiva non vuole giocare al loro gioco. (“Ok, ora ti dico come andavano meglio le cose 20 anni fa e tu ti ribelli. Ok? Tutto a posto? Hey dove stai andando?”). Di questi tempi queste polarità sono create come esche del marketing. L’editore di una rivista di rock alternativo recentemente mi ha detto che è riuscito ad entrare nel mercato dell’auto di Detroit e ora sta facendo soldi a palate con la pubblicità. Gli ho chiesto come ha fatto e lui mi ha detto “assumendo quella che ha inventato la Generazione X.”
Zooropa è uscito questo weekend e le prime recensioni sono bellissime, le migliori della carriera degli U2. Questo dovrebbe alleviare ogni cattivo pensiero che gli U2 possano avere per il fatto di essere confusi con il lato sbagliato del progresso musicale.
“La scena dalla quale vengono ha un mucchio di regole,“ dice Bono dei Pearl Jam. “C’è una specie di codice, che può essere molto rigido. Se provi a violarlo, anche solo per vedere cosa c’è dietro l’angolo e dall’altra parte della strada, non puoi farlo. Penso che i Pearl Jam saranno trascendenti dalla loro scena, ma per me la loro scena è terribilmente vecchia. E’ una riscoperta della controcultura degli anni ’60, che si adatta allo stile di vita collegiale di una certa parte dei bianchi della classe media. Ma non voglio sminuirla, perché nel caso dei Pearl Jam c’è della convinzione e c’è la musica al primo posto. Chi sono io per commentare questo? Come fan del rock devo dire quello che penso, ma alla fine se la musica è grande chi se ne frega.”
Di Vedder Bono dice, “non è un animale da rock, viene da un posto diverso, un posto che preferisco. Ma lui è in un gruppo rock e si deve proteggere. Probabilmente pensa di non avere una maschera, e così può non avere capito le varie maschere di Zoo Tv. Ma lui ha una maschera, e questo va bene, perché l’unico luogo dove è importante non indossare una maschera è nelle canzoni. Lì è dove io vivo, e penso che sia anche dove vive lui. Forse stanno attraversando quello che noi abbiamo attraversato negli anni ’80, cioè fuggire dalle stronzate. Sono sicuro che troveranno la loro strada per farlo. Quello che non mi piace della nostra posizione negli anni ’80 è che noi siamo scappati via invece di ridere in faccia alle stronzate, che è più dove siamo ora.” Bono pensa e alla fine si decide “Eddie è un personaggio strano. Infatti mi piace.
(p. 280-281)
C’è una piscina olimpionica che luccica sotto la luce della luna di Verona I tappi saltano, le bistecche sfrigolano e i camerieri corrono avanti e indietro bilanciando i vassoi. Gli U2 sono seduti attorno alla piscina mentre i loro ospiti emergono dagli alti bordi. Ecco Tom Freston, il capo di MTV e la fotografia del tipico alto, ridente imprenditore cowboy. Ecco Jeff Pollacl, tranquillo, quasi melanconico, un potentissimo consulente che sta dietro a tutte le playlist delle radio dagli Stati Uniti all’estremo oriente. Ecco i Pearl Jam, il gruppo americano più caldo del momento, seguiti dagli An Emotional Fish, un gruppo irlandese che si trova molto più in basso sui poster del concerto. Ecco Naomi Campbell, Christy Turlington, e parecchie altre modelle che provengono dalla parte alta del pool genetico.
Ed ecco, la cosa più strana, due visitatori da Saraievo. Bill Carter e Jason Aplom girovagano e guardano il buffet come siberiani in un supermarket. Essendo riusciti a completare la loro improbabile missione di uscire dalla Bosnia, raggiungere l’Italia, superare tutti i controlli e intervistare Bono, Carter e Jason sono stati invitati stasera, prima di tornare in zona di guerra domani. Entrambi sembrano un po’ scioccati dal lusso di fronte a loro, ma forse ha meno a che fare col lusso e più col fatto che fino a due giorni fa schivavano proiettili.
Nella spaziosa casa della piscine c’è un tavolo pieno di prelibatezze. I Pearl Jam prendono le stecche e cominciano a giocare a biliardo. Larry arriva e chiede com’è andato lo show stasera. “Molto meglio di ieri,” dicono, “perché oggi abbiamo potuto fare mezza canzone di soundcheck. Ovviamente lo stadio era già pieno a metà, ma comunque…”
“Questo non dovrebbe mai succedere!” dice Larry mettendosi il suo cappello da sceriffo. A Roma i Pearl Jam avranno un vero soundcheck prima che si aprano i cancelli. Lo garantirà Larry! Si farà carico personalmente di fare in modo che gli U2 arrivino presto, finiscano rapidamente il loro soundcheck e lascino abbastanza tempo ai Pearl Jam! Lasciate che sia Larry ad entrare in paradiso e a cercare un’ingiustizia da combattere. (p. 296-299)
Gli U2 fanno presto il soundcheck – all’una – così i Pearl Jam avranno abbastanza tempo per settare i loro livelli prima che entri il pubblico.
La folla è arrabbiata per aver dovuto stare fuori così a lungo e scaricano la loro rabbia sui Pearl Jam, che suonano un grande set – ringrazieranno Larry fin troppo per il loro soundcheck – che è accolto da una pioggia di bottiglie di plastica e di “Fuck you.”
“Fottermi?” dice Eddie. “Ok, voi mi fottere e poi Bono verrà fuori e fotterà voi.” Questo provoca ancora più boo. La cosa divertente è che i Pearl Jam sono grandi. Non ho dubbi sul fatto che entro 5 anni la stessa gente che oggi li sta disturbando, si vanterà di averli visti così tanto tempo addietro.
Nel backstage incontro Cameron Crowe, una leggenda tra i critici rock. Cameron scriveva per Rolling Stone a 15 anni, diventò redattore capo a 18, lasciò per interpretare per un anno la parte dello studente di scuola superiore per poter scrivere il libro “Fast Times at Ridgemont High”, tramutò questo in un lavoro scrivendo la sceneggiatura per il film di successo tratto dal suo libro, che si trasformò in un trampolino per scrivere e dirigere i suoi film. Tra i suoi film l’acclamato Say Anything (“Non per soldi ma… per amore”) e il nuovo Singles, un film ambientato a Seattle che comprende membri dei Pearl Jam in ruoli minori e nella colonna sonora. Oltre ad essersi distinto dagli altri critici rock per essere diventato anche lui un artista di successo, Crowe è un tipo bizzarro nella comunità perché (1) in un mondo pieno di egomaniaci lui è sempre gentile e generoso e (2) ha sposato una musicista, Nancy Wilson degli Heart. Non conosco nessun altro critico musicale che abbia ispirato così tanta meschina gelosia come Cameron e che ne sia così privo.
Rolling Stone ha convinto Crowe a tornare alla sua vocazione giovanile per scrivere la cover story sui Pearl Jam. Mi presenta Eddie Vedder e ci immergiamo in una conversazione sullo scrivere canzoni. Eddie, che ha la reputazione di essere permaloso ed eremita, è caloroso e amichevole, così come Cameron. Io sono in grado fingere di essere amichevole e caloroso con la maggior parte della gente. Tutti chiacchieriamo fino a quando Eddie non suggerisce di spostarci al mixer per vedere gli U2. Quando arriviamo ci sono già Naomi e Christy, così come Freston e Pollack. La famiglia di Edge ha delle sedie pieghevoli e ogni volta che il muro di Tv fa vedere un’immagine di papà, le sue bambine salutano lo schermo. Forse perché ci sono i suoi figli, Edge fa una canzone da solo, una versione acustica di “Van Diemen’s Land” da Rattle and Hum. (Visto che ora Numb è dappertutto su MTV molta gente pensa che sia la sua prima canzone come voce principale. Non lo è, come non lo era Van Diemen’s Land. Edge canta “Seconds” su War, che sciocca sempre il pubblico quando viene fatta dal vivo perché tutti pensano che sul disco la canti Bono).
C’è un venticello fresco e una luna magnifica. Gli U2 suonano grandiosamente. Durante “New Year’s Day” Bono, camminando verso il secondo palco attraverso due file di mani protese, si gira ed urla “Vi amo.”
Tom Freston dice “questo è il miglior concerto che abbia mai visto, non dovrebbe finire mai.” Chiede a Christy e a Naomi se sono d’accordo che questo è il miglior concerto che abbiano mai visto. Si, lo è. Jeff Pollack dice anche lui che potrebbe essere il miglior concerto che abbia mai visto. Tom chiede a Eddie, che non si è rassegnato a tutta la tecnologia e a tutti i trucchi del palco, se sia il miglior concerto che ha mai visto. Eddie dice di preferire Henry Rollins in un piccolo club.
Alcune guardie stanno inseguendo una donna bionda tra la folla, cercando di confiscarle una videocamera. Lei è piuttosto veloce. Sta facendo sudare loro la paga. Oh oh, è anche la moglie di Cameron Crowe. Vado a dir loro che quella danna che hanno appena inseguito e scosso è Nancy Wilson, una vera rock star nei suoi pieni diritti e una parte legittima con diritto a tutti gli accessi del seguito dei Pearl Jam.
“Penso che dovremmo ridarlei la videocamera allora,” dice uno.
“Possiamo tenerci il nastro?” dice l’altro.
(p. 357, 358, 360-1, 365 – agli MTV VMA del ’93)
A The Edge è stata assegnata una roulotte appena fuori l’ingresso posteriore del teatro, in una lunga fila di case mobili delle celebrità. I suoi vicini sono i Pearl Jam. Eddie Vedder e la sua ragazza Beth Liebling escono e lo salutano chiedendo come va. In realtà è come se ci trovassimo in un campeggio di superstar. La più lunga limousine del mondo si ferma di fronte a noi – una di quelle Cadillac comicamente allungate che vedi nei film che prendono in giro il Texas – e Eddie dice: “Chi può essere? Chi potrebbe venire qui con una macchina del genere?” Aspettiamo ansiosamente che si apra la portiera e spunta Milton Berle, il vecchio comico che fu la prima star televisiva 40 anni fa.
Appena lo zio Miltie sparisce dentro arriva il tour degli Universal Studio, un trenino di macchine da golf giganti carico di famiglie in pantaloncini che hanno appena visto lo squalo dello Squalo e il set di Jurassic Park e a cui ora vengono mostrate i mostri del rock. Edge saluta i turisti, che lo guardano assenti mentre passano.
“Sono riusciti a vederti dopo i dinosauri,” osservo.
“Vuoi dire Steven Tyler?” chiede Eddie. Quindi sorride e saluta i turisti. Quando sono quasi scomparsi, Eddie scaglia l’arancia che stava mangiando contro la roulotte. E la colpisce anche.
Flea dei RHCP arriva correndo con un cappellino da baseball in uno stato agitato. “Devi essere onesto,” dice. “Mi sono appena tagliato i capelli e mi devi dire come sto.” Flea si toglie il cappellino e rivela il nuovo taglio. “Nah, stai bene,” gli assicura Eddie. Flea sembra sollevato – sta per apparire in TV. Poi Eddie, sorridendo aggiunge, “ti fa assomigliare a Sing.” Flea corre via a farsi un taglio alla moicana ma non prima che Eddie gli abbia ricordato di salutare il prossimo autobus di turisti.
I Pearl Jam provano appena dopo i REM. Peter Buck li guarda dall’auditorio vuoto e dice “se il loro nuovo album è buono diventeranno il più grande gruppo del mondo.”
Neil Young si unisce ai Pearl Jam per una versione di Rockin’ in the Free World che dura all’infinito, ottenendo l’unica standing ovation dall’affaticato pubblico dell’industria discografica ed è – a detta di tutti – la parte più alta dello show. (E’ anche il punto più basso del rating televisivo. I Pearl Jam fanno piazza pulita dei premi vincendo 4 trofei, tra cui quello di video dell’anno per Jeremy. Eddie non scherza quando dice al pubblico che, senza la musica, avrebbe potuto finire come Jeremy nel video, sparandosi di fronte alla classe. Su una nota più leggera, soppesa il trofeo di MTV e osserva “assomiglia a Bono.” Bono lo sta guardando alla televisione a Dublino, parlando con Edge al telefono. “Cosa ne pensi?” chiede. Eddie improvvisamente si sta chiedendo la stessa cosa. Nel backstage Eddie si preoccupa di aver urtato i sentimenti di Bono. Trova Edge e si scusa, chiedendo se può avere il numero di telefono di Bono per chiamarlo e fare ammenda e dice a Edge di guardarlo negli occhi per capire quanto è sincero.
“Ho appena messo giù con Bono,” risponde Edge impassibile “e, Eddie, stava piangendo.”
Eddie e Edge si guardano negli occhi per alcuni secondi e poi scoppiano a ridere insieme.
Il giorno dopo gli MTV Awards tutti dormono fino a tardi poi si trascinano nel Sunset Marquis come soldati feriti. Beh, quasi tutti. L’attore irlandese Richard Harris sorride e saluta tutti mentre se ne va in giro in una specie di pigiama blu cenere cullando un barboncino bianco e cercando qualche volontario per il bar. Eddie mi dà due cassette del loro secondo album non ancora uscito, una per me ed una per Edge, con le copertine fatte a mano e note personali. Se i Pearl Jam sono destinati a salire sul trono della più grande band lo stanno facendo in un modo davvero umano.
Porto a Edge il nastro ad un tavolo vicino alla piscine, dove lui e Morleigh stanno guardando le mappe e parlando di andare a fare un giro nel deserto. Spero che non stia pensando di proporsi a lei sotto il Joshua Tree. I membri dei Nirvana gironzolano attorno alla piscina, raccolgono i loro averi e li caricano su una sola macchina – una grande e vecchia berlina, una caprice o un impala. Se ne vanno come un gruppo del liceo che va a suonare a qualche festa. Ci sono molti modi diversi di essere rockstar.
(p. 431-433)
Adam arriva con Eric, l’uomo della sicurezza di Bono, e Bret Alexander, il coordinatore dei viaggi del tour, edosserva il frutteto. Willie passeggia tra i cespugli, osservando come se fosse il suo ultimo giorno sulla terra. Alla fine gli U2 si allontanano dal vigneto e continuano lungo la costa in una piccola roulotte, fermandosi al tramonto in un villaggio costiero chiamato Akora Harbor. Prendono un caffè in un ristorante e parlano di quello che faranno quando il tour sarà terminato. Bret dice che lui e la sua famiglia costruiranno una casa a Seattle e che potrebbe andare a lavorare per i Pearl Jam.
Parecchi di quelli in cerca di lavoro nella crew dello Zoo tour sperano nel tour dei Pearl Jam il prossimo anno, ma Eddie Vedder tentenna. Con l’uscita del loro secondo album la sua faccia è stata immortalata sulla copertina di Time (senza la sua collaborazione – non ha dato un intervista a Time) e la sua fama continua ad aumentare a dispetto del suo rifiuto di fare video per il nuovo album, che ha debuttato al primo posto. Eddie sta minacciando, se la gente non gli lascia un po’ di spazio, di abbandonare tutto e di vendere nastri fatti a mano fuori da casa sua.
Qualcosa sta veramente cambiando nella cultura che sta distruggendo chi è diventato una rockstar. Gli ultimi 4 cantanti innalzati al pantheon – Axl Rose, Sinead o’Connor, Kurt Cobain e Eddie – sono stati resi pubblicamente miserabili dal processo. Forse è dovuto al fatto che, negli ultimi 10 anni c’è stata un’esplosione di giornali e Tv che si occupano di celebrità– People Magazine, Entertainment Weekly, Entertainment Tonight, MTV e tutti i talk show – che prima non c’erano oppure ignoravano il rock. O forse è il diffondersi dell’idea che ogni musicista rock che diventa popolare debba per forza aver fatto qualcosa di sbagliato, che debba essere un venduto. Questo è un rovesciamento completo rispetto all’etica che è stata in auge da Elvis ai Beatles agli U2 – che tu vuoi che il tuo gruppo sia la cosa più grande al mondo e che raggiunga il maggior numero di persone possibile.
Alcuni fan chiedono foto e autografi. Bono, Edge e Adam acconsentono, ma è il segnale che bisogna cominciare a tornare a Christchurch. Si sta facendo buio.
Mentre viaggiamo attraverso il crepuscolo con Wille e Eric, Bono contina a parlare della natura della celebrità. Lo scrittore Charles M. Young ha una teoria, gli dico, la ragione per cui le rockstar sono così ossessionati dalle critiche è perché a differenza della maggior parte della gente, le rockstar controllano il 99% delle loro vite. Così sono ossessionate da quell’1% che non possono controllare. Li fa infuriare che a qualche piccolo moscerino di un giornale sia permesso di prenderli in giro o di dire che fanno schifo. Vogliono rispondere al moscerino con un cannone.
“Penso sia una cosa molto vera,” dice Bono. “Mi sono sentito così anch’io, Ali recentemente è passata anche lei attraverso questo per la prima volta con il suo film su Chernobyl. Ha avuto alcune buone critiche e altre cattive, sentiva di non essere stata citata in modo accurato un paio di volte, e ora lei non vuole avere più nulla a che fare con questo. E’ stata nominata come “Donna irlandese dell’anno” ma si rifiuta di andarci, rifiuta persino di fare una foto per il premio.
Continuiamo a viaggiare in silenzio e poi Bono dice “Non è giusto che quello prenda in giro Eddi Vedder ora.” Bono si riferice a Howard Stern, un DJ americano e personalità della Tv che continua a dire che quando i Pearl Jam sono apparsi per la prima volta Eddie era un tipo felice e sorridente ed ora che è una grande star fa l’imbronciato e non vuole essere famoso. “So cosa sta passando Eddie,” dice Bono.
“Certo,” dico “E’ scioccato dal realizzare che ogni cosa che dice è scritta, registrata e sezionata.”
“Quando ti capita,” dice Bono, “ti fa diventare molto consapevole e serio. E’ quello che ci è successo a metà degli anni ’80. Diventi quello serio. Ora abbiamo passato 3 anni a confondere le idee così tanto che forse la gente non è più sicura di chi siamo.”